

Namaste. Viaggio nel cuore del Nepal
I sorrisi e la gentilezza sono ricordi che restano impressi in chi compie un viaggio in Nepal. Ecco il mio breve ritratto di una popolazione gentile, che accoglie i propri ospiti con generosità, riempiendo il viaggio di gratitudine e riconoscenza.

Namaste è la prima parola che i viaggiatori imparano in Nepal. Ed è anche quella che si utilizza più spesso, molte, molte volte al giorno. Namaste viene comunemente tradotto con la frase “Mi inchino alla divinità che è in te”. Si pronuncia congiungendo le mani al petto, con un lieve inchino, in segno di rispetto per la persona cui è rivolto.
Namaste accoglie con luminosi sorrisi gli stranieri che onorano questa tradizione. È un gesto che supera tutte le barriere linguistiche, anche con i bambini e le persone anziane che l’inglese lo parlano poco o per nulla. Si usa come preambolo e come arrivederci. Accompagna i piatti al ristorante, le trattative, le passeggiate nei piccoli centri, le visite ai templi e le chiacchiere con gli sconosciuti.

In Nepal si respira un clima di quiete che permea tutti gli aspetti della vita quotidiana. Nei nepalesi è palpabile un profondo senso di rispetto verso persone, animali, traffico, eventi atmosferici. Essi affrontano gli accadimenti della vita con un approccio pacato, eredità di tradizioni culturali e religiose molto distanti dalla cultura occidentale, così frenetica e sanguigna.
I nepalesi osservano con comprensione anche i gesti a volte inappropriati degli stranieri, maldestri e talvolta stizzosi di fronte agli imprevisti. Oscillano la testa e sorridono garbatamente.

Essere ospiti in famiglia è un’occasione preziosa per comprendere fino in fondo il detto “l’ospite è dio”, molto diffuso in Nepal e in India.
Alloggiare in homestay può essere una delle esperienze più significative per un viaggiatore: dalle abitazioni private ai piccoli B&B, una sistemazione in famiglia consente di apprezzare ancora di più premure e gesti di cortesia insiti nella cultura nepalese. I vostri ospiti si prenderanno cura di voi preparando squisiti piatti tradizionali e riservandovi mille attenzioni per farvi sentire a vostro agio, anticipando di un passo ogni desiderio.
E se per un caso fortuito vi capiterà di essere ospiti durante festività o cerimonie religiose, sarete invitati a partecipare come membri della famiglia.
Che ci si trovi al ristorante o casa, pranzi e cene sono accompagnati da disponibilità e abbondanza, soprattutto quando si ordinano pietanze della tradizione nepalese, che vengono serviti agli stranieri con orgoglio. A meno di metà pasto solitamente viene offerto un bis di tutto, insieme a generose aggiunte di omelette, frutta e attenzioni complementari che vanno dalle bevande tipiche all’accensione del climatizzatore.
Di fronte a tante premure, dire di no pare fin scortese. Così probabilmente finirete il vostro pranzo satolli e grati, ma mai quanto il vostro ospite, felice e soddisfatto di portare via i piatti vuoti.

Credo che non smetta di sorprendere come in Nepal e in altri paesi asiatici le persone sorridano spontaneamente, non solo fra di loro, ma anche quando incrociano per strada i viaggiatori.
Se parlano un po’ di inglese, non è raro che i nepalesi si fermino per scambiare quattro chiacchiere, per sapere da dove venite, cosa avete visitato, se vi piace il Nepal. I bambini salutano con sorrisi ancora più grandi di quelli degli adulti. Nelle strade dei piccoli villaggi vi corrono incontro per venire a dire Namaste e sapere qual è il vostro nome. Poi scappano via ridendo e vi lasciano lì, con le grinze intorno agli occhi.

Di fronte a questa spontaneità disinteressata, non si può fare a meno di sentirsi un po’ più benevoli, riempiti di di rispetto per un paese così pieno di gentilezza, quella vera. Se state pensando di organizzare un viaggio in Nepal sarà bene partire preparati: correte il rischio di tornare a casa un po’ più gentili anche voi.