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Südtirol e Lago di Resia: il mio weekend fuori porta

francesco giro

Francesco Giro

Ho scelto l’autunno, un periodo volutamente di bassa stagione, per la mia gita in Alto Adige, o Südtirol se preferite. Seguitemi nel mio itinerario tra monti, laghi e borghi incantati. Ogni periodo dell’anno, poi, avrà in serbo i suoi regali.

San Valentino alla Muta è un paesino di soli 850 abitanti, sotto la frazione di Curon Venosta. Per l’intero soggiorno ho trovato un grazioso albergo a gestione famigliare, l’Apartement Sonnenhof, in tipico stile alpino. La padrona di casa, Maria, si è rivelata cordiale e disponibile. Fin dal nostro arrivo, ha suggerito le migliori attrattive della zona.

Dopo il venerdì sera passato a cercare un ristorante aperto (purtroppo a ottobre le attività si prendono una meritata pausa dopo la stagione estiva), arriva finalmente il sabato, giornata dedicata interamente al trekking: i percorsi che partono da San Valentino e dalla vicina (e più turistica) Resia sono innumerevoli.

Seguendo il consiglio di Maria, però, la nostra scelta è ricaduta sul Piz Lad, cima di quasi 3000 metri che domina il Lago di Resia. Questa splendida montagna si affaccia su tre confini: quello italiano, quello austriaco e quello svizzero. Se si prende una deviazione lungo il sentiero, poi, si può raggiungere il Cippo dei Tre Confini, luogo in cui i tre stati si incontrano: esperienza da provare, garantito.

Veduta dal Piz Lad © Francesco Giro
Veduta dal Piz Lad © Francesco Giro

Per arrivare al Piz Lad, vi consiglio di parcheggiare l’auto in centro a Resia, dove il sentiero inizia e il posteggio costa solo 6 euro per tutta la giornata. Per i meno allenati, c’è anche la possibilità di prendere la funivia e arrivare fino a quasi metà del tracciato (il rifugio della Malga Resia). Considerate, però, che così si perdono due ore di cammino in mezzo a mucche al pascolo e boschi mozzafiato. Dalla Malga, poi, il percorso prosegue per altre due ore, ma la difficoltà ora aumenta notevolmente. Si abbandonano i boschi e si abbracciano i classici sentieri di alta montagna, dove la neve regna perenne.

Gli ultimi duecento metri metteranno a dura prova i vostri polmoni: armatevi di scarponi comodi e tanta pazienza. È meglio impiegare mezz’ora in più che abbandonare per la fatica! Sulla cima del Piz Lad potrete finalmente rendervi conto che i vostri sforzi non sono stati vani: la croce in ferro delimita il picco più alto, e la vista da lassù è meravigliosa. Durante la discesa (per spezzare il tragitto e dare un po’ di tregua alle ginocchia martoriate), vi consiglio di fermarvi a gustare un piatto di canederli e la squisita torta ai frutti di bosco alla Malga Resia. Occhio all’orologio, però: vi aspettano ancora due ore di cammino, e il sole tramonta intorno alle 18!

Durante il rientro in albergo, è d’obbligo rendere omaggio al simbolo del Lago di Resia: il suo campanile sommersoLa cima della vecchia guglia risale al 1357 e in inverno, quando il lago gela, il campanile è raggiungibile a piedi, trasformando tutta l’area in una magnifica pista di pattinaggio. Leggenda vuole che in alcune giornate d’inverno si sentirebbero suonare le campane… purtroppo è impossibile, perché sono state rimosse nel 1950, prima che il lago artificiale venisse creato.

Ancora una chicca: nel 2020 uscirà una serie Netflix dedicata proprio alle leggende che si celano dietro questo curioso (e inquietante) campanile. Affrettatevi a visitarlo, prima che diventi troppo di moda!

La piazza di Glorenza © Francesco Giro
La piazza di Glorenza © Francesco Giro

La domenica, bisognosi di un po’ di riposo, dedichiamo l’intera giornata a due paesi nelle vicinanze di Resia e San ValentinoGlorenza, a soli 10 minuti di distanza, e la più famosa Merano. La prima, Glorenza, è considerata da molte riviste specializzate come il borgo più bello d’Italia. Lasciatevi trasportare dall’atmosfera medievale che si respira tra le sue mura ancora intatte, tra i vicoli della città vecchia e tra i ponticelli sul corso d’acqua che la circonda. Con i suoi 800 abitanti, Glorenza è anche la città più piccola d’Italia.

Una curiosità: all’entrata della cittadina (dove avrete lasciato l’auto) è possibile notare il segno del livello che raggiunse l’acqua durante la tragica alluvione del 16 giugno 1855. Molti paesi della Val Venosta furono rasi al suolo e le vittime furono innumerevoli. Glorenza fu una delle poche città a non contare morti e venne ricostruita anche grazie alle numerose donazioni provenienti da oltre oceano, da Boston e New York soprattutto.

Ultima tappa del nostro weekend trentino è Merano, la provincia più popolata della regione dopo Bolzano, grazie ai suoi 41.000 abitanti. La nostra mezza giornata di visita si rivela insufficiente, ma dobbiamo accontentarci.

Tre cose mi sento di consigliare su tutte: per prima, la camminata invernale sulle rive del Passirio. Qui, oltre a godere i colori unici del foliage, si può passeggiare tra gli artisti che nel weekend si riversano sotto il porticato dando vita a un’esposizione di quadri a cielo aperto. Il Caffè degli artisti lì accanto, poi, completa l’incursione tra arte e poesia.

La passeggiata invernale a Merano © Francesco Giro
La passeggiata invernale a Merano © Francesco Giro

Al secondo posto la statua dell’imperatrice Elisabetta di Baviera, meglio nota come Sissi, che era solita trascorrere a Merano le sue estati. Sotto l’impero austro-ungarico, Merano era diventata luogo di villeggiatura per la nobiltà di mezza Europa, grazie al suo clima mite d’inverno e d’estate.

L’ultimo luogo d’interesse del nostro soggiorno non può che essere il maestoso complesso termale del Kurhaus, vero simbolo della città altoatesina, costruito nel 1874 da Josef Czerny e considerato uno dei capolavori liberty più famosi dell’area alpina. Concedetevi un gelato nel suo incantevole giardino sulle sponde del Passirio, prima di rimettervi in marcia verso casa.

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Dopo tanto viaggiare e molti anni vissuti in Marocco, rimango tuttora incanta dai volti e della fierezza dei berberi, un popolo ai più ancora sconosciuto. Oggi i berberi autentici si trovano soprattutto nelle campagne, sui monti e nei deserti, nei luoghi dove si sono rifugiati per non rendersi schiavi di altre culture. Con questa carrellata di esperienze vi porterò a diretto contatto con il loro stile di vita.