Idee di viaggio

Alla scoperta delle Isole Faroe: un’indimenticabile avventura on the road

Francesca Lamperti

Francesca Lamperti

Sono conosciute come uno dei luoghi più remoti e selvaggi del pianeta, e non a caso.
Situate a metà strada tra la Scozia e l’Islanda, battute da venti gelidi e dalle impetuose correnti atlantiche, le Isole Faroe incarnano alla perfezione quell’idea di natura bellissima e indomabile nella quale tutti i temperamenti più avventurosi sognano di immergersi. Tuttavia, il viaggio richiede una buona dose di organizzazione: ecco dunque una serie di consigli utili per pianificare e vivere al meglio la vostra esperienza in terra faroense.

Un viaggio on the road

Senza alcun dubbio, il modo migliore per visitare le Faroe è un on the road che consenta di percorrerle in lungo e in largo con estrema facilità: date le dimensioni ridotte e le pressoché perfette condizioni del manto stradale, guidare qui è un vero e proprio piacere! In particolare, per spostarsi tra le isole principali, esistono ponti e, in alcuni casi, persino tunnel sottomarini che vi permetteranno di esplorarle da cima a fondo in totale libertà.
Per raggiungere gli isolotti più piccoli e remoti è possibile usufruire dei popolarissimi collegamenti via mare. Essi pongono tuttavia un’incognita non indifferente: a causa degli improvvisi cambiamenti meteorologici e della scarsità di posti auto presenti, capita non di rado che il traghetto effettui la tratta di andata, ma non quella di ritorno. Se non siete disposti a rischiare o semplicemente non amate gli imprevisti, farete meglio a focalizzarvi sulle tre isole più grandi (Vagar, Streymoy, Eysturoy) e sulle vicine e ben collegate isolette del Nord (Borðoy, Kunoy, Viðoy). Non vi deluderanno!

Uno scorcio dell'isola di Streymoy. Credits Andrew Mayovskyy / Shutterstock
Uno scorcio dell'isola di Streymoy. Credits Andrew Mayovskyy / Shutterstock
Mettete in valigia abbigliamento tecnico (e impermeabile!)

Tenete presente che qui il clima è assolutamente imprevedibile. Raccomandiamo pertanto di mettere in valigia capi di abbigliamento adeguati, caldi e comodi, ma allo stesso tempo impermeabili e in grado di proteggere dalle forti raffiche di vento. Stesso discorso vale per le calzature: anche quei sentieri da trekking che nelle guide sono indicati per i principianti possono risultare in realtà parecchio scivolosi e fangosi. Equipaggiatevi al meglio per evitare brutte sorprese.

L'arcobaleno e le nuvole. Credits Nick Fox / Shutterstock
L'arcobaleno e le nuvole. Credits Nick Fox / Shutterstock
Il campeggio, per un’esperienza più autentica

Se avete un buono spirito di adattamento e siete disposti a rinunciare a qualche comfort in cambio di una maggiore autenticità, potreste considerare di pernottare nei vari campeggi dell'arcipelago invece che nei costosissimi (e, ahimè, anonimi) alberghi.
L’atmosfera che si respira nei camping è rilassata, spartana e conviviale al tempo stesso, e consente di entrare maggiormente in contatto con la natura circostante e i locals. Non lasciatevi scappare questa opportunità, dunque: gli abitanti delle isole rappresentano una preziosissima miniera di storie, consigli e leggende su queste terre meravigliose, che condivideranno con grande orgoglio.

Alle Faroe il campeggio è libertà. Credits Kotenko Oleksandr / Shutterstock
Alle Faroe il campeggio è libertà. Credits Kotenko Oleksandr / Shutterstock
Da non perdere

Vediamo ora qualche chicca che renderà il vostro viaggio davvero speciale.
Partiamo dall’isoletta di Mykines, soprannominata il “paradiso dei pulcinella di mare”: l’isola ospita una delle più grandi colonie di puffin esistenti. L’accesso ai turisti è a numero chiuso e la meta è molto gettonata, pertanto l’escursione va prenotata con largo anticipo.
Múlafossur, sull’isola di Vagar, è la cascata più iconica di tutte le Faroe: per raggiungerla guidate fino al minuscolo paesino di Gásadalur, uno degli spot migliori per ammirare il tramonto sull’oceano.
Leitisvatn, o Sørvágsvatn (sempre sull’isola di Vagar), è nientemeno che l’unico lago al mondo che si affaccia proprio al di sopra di una scogliera. Per arrivarci è necessario seguire un sentiero a pagamento che parte da Miðvagur. Tenete gli occhi aperti: si dice infatti che il lago sia popolato da spiriti dell’acqua molto pericolosi i quali, assunte le sembianze di cavalli o giovani uomini, provano ad annegare i malcapitati che vi si avventurano!

Il faro di Mykines. Credits Smelov / Shutterstock
Il faro di Mykines. Credits Smelov / Shutterstock

Saksun e Tjørnuvik (sull’isola di Streymoy) sono due villaggi molto pittoreschi, con le tipiche case dal tetto in torba e le chiesette immacolate. I viaggiatori più in forma potrebbero affrontare il trekking tra le montagne che collega i due paesini. si tratta di un itinerario di difficoltà media, della durata di circa 2 ore (solo andata): vale davvero la pena.
Il fiordo di Gjóvn (sull’isola di Eysturoy), noto per essere uno dei più piccoli fiordi del Nord Europa, è un’altra tappa imperdibile, nonché una buona alternativa all’escursione a Mykines: anche qui, infatti, è facile avvistare pulcinella di mare e altri uccelli migratori.
Infine, Kallurin (sull’isola di Kalsoy) è semplicemente mozzafiato: questo faro agli estremi confini del mondo è situato in prossimità di scogliere a dir poco pazzesche che vi faranno rivalutare il concetto di “vertigine”. A qualche chilometro di distanza dal faro si trova un’altra famosissima attrazione: la statua della sirena o, per essere precisi, della donna-foca, parte fondamentale del folklore locale e buon auspicio per i viaggiatori.

Il villaggio di Saksun. Credits Andrew Mayovskyy / Shutterstock
Il villaggio di Saksun. Credits Andrew Mayovskyy / Shutterstock

È tutto: buon viaggio, dunque. O come dicono da quelle parti, God Rejse!

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