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Grotte di Castellana: meraviglia del sottosuolo pugliese

Sara Venturiero

Sara Venturiero

Le grotte di Castellana sono una lunga serie di cavità carsiche che corrono nel cuore della città omonima pugliese, in provincia di Bari, per circa 3 chilometri. Le sue numerose cavità, articolate in più ambienti dalle diverse dimensioni, si diramano attraverso lo strato roccioso del sottosuolo fino a raggiungere una profondità massima di 122 metri, ma percorribile fino ai 70.

Ingresso alle Grotte di Castellana
Ingresso alle Grotte di Castellana

La scoperta ufficiale del complesso risale al 23 gennaio 1938, quando lo speleologo Franco Anelli, impegnato in una campagna di ricognizione per conto dell’Istituto Italiano di Speleologia di Postumia, decise di calarsi nel baratro naturale della grave dove oggi è posto l’ingresso. Da milioni di anni il sottosuolo carsico della Puglia ha subìto continui e costanti cambiamenti, dando vita nel tempo a veri e propri monumenti naturali ammirati da turisti locali ed internazionali.

A Castellana, l’incessante flusso delle acque di un fiume sotterraneo ormai in secca e la loro inevitabile azione erosiva, hanno prodotto una serie di percorsi, gallerie e ambienti dalle diverse dimensioni, creando uno spettacolo della natura senza pari. Le svariate formazioni calcaree naturali, hanno stuzzicato la fantasia dei primi esploratori, i quali hanno attribuito loro diverse forme umane ed animali, come la lupa, il cammello, il castello, la civetta ed il serpente, tutte da scoprire ed ammirare.

Il cavernone dei monumenti: il cammello
Il cavernone dei monumenti: il cammello

L’intera lunghezza delle cavità è visitabile scegliendo tra due tipologie di percorsi guidati:

  • l’itinerario completo conta 3km ed è percorribile in poco meno di 2 ore (100 minuti circa);
  • l’itinerario parziale permette di visitare poco più di 1 km e dura circa 50 minuti.

L’evoluzione geologica e la storia contemporanea del complesso sono sapientemente illustrate da guide abilitate, anche multilingue, che prendono per mano il visitatore e lo conducono, dall’inizio alla fine, alla scoperta delle bellezze e curiosità del luogo. La complessità delle grotte è agevolata da sentieri con copertura antiscivolo e corrimano, ma si consiglia di prestare molta attenzione durante l’intera visita, per l’alto tasso di umidità e la presenza di goccioline d’acqua. A tal proposito è sconsigliata la visita a pazienti con patologie cardiache ed è indispensabile indossare calzature sportive o con suola in gomma, nonché un abbigliamento a strati, in quanto nel sottosuolo si registra una temperatura che oscilla tra i 14°C ed i 18°C. Al termine del percorso completo si giunge in un ultimo ambiente caratterizzato dal candore, quasi abbagliante, della Grotta Bianca.

Si tratta di una cavità ricchissima di stalattiti e stalagmiti, alcuni molto sottili, dai toni del bianco latte e del beige, che lasciano a bocca aperta grandi e piccini. Deve il suo candore alla composizione delle concrezioni composte da carbonato di calcio (calcare) purissimo. È il punto più profondo delle Grotte di Castellana, posto a 72m. di profondità, con un tasso di umidità pari al 95-98%.

Lungo il percorso
Lungo il percorso

Addentrarsi in una grotta regala sempre forti emozioni, risveglia ricordi atavici e mette in collegamento il nostro essere con la Madre Terra. Scoprirne gli ambienti, le sue bellezze e le impressionanti cavità, permette di ricongiungersi con la natura delle cose, nel loro aspetto embrionale. Per i più avventurosi, in determinate occasioni, è possibile perfino calarsi nei panni dei primi esploratori visitando le grotte come veri speleologi, totalmente al buio e dotati di luce sul caschetto. SpeleoNight è un’esperienza primordiale, capace di massimizzare le sensazioni provate intensificando i sensi, soprattutto il contrasto uditivo tra il silenzio delle viscere della Terra ed il ticchettio delle goccioline d’acqua. Allo stesso modo lo spettacolo di “Hell in the cave” ripercorre il cammino di Dante nell’Inferno fino alla sua ascesa in Paradiso. Le scene salienti, teatralizzate ad arte da attori e funamboli, catapultano lo spettatore all’epoca della Divina Commedia, il tutto amplificato dalle straordinarie scenografie naturali delle Grotte.

Piccola ma importante curiosità, nel 1937 il Prof. Hans Jürgen Stammer (1899–1968), zoologo e professore all’Università di Breslavia, scoprì la presenza di un insetto endemico che abitava le grotte: l’ Italodytes stammeri. Grazie a questo coleottero cavernicolo, che misura dai 4,5 ai 4,7 mm, sono state effettuate una serie di campagne sistematiche atte alla ricerca biospeleologica della regione. Questo ha portato la Società Speleologica Italiana ad approfondire tale aspetto, destinando all’insetto il titolo di “Animale di grotta dell’anno” ed avviando diverse ispezioni programmate anche nelle cavità non aperte al pubblico.

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